sabato 30 gennaio 2016

Gioventù mia, tu non sei morta

La Bohème, Teatro Sociale di Como, 24 gennaio 2016

MimìMaria Teresa Leva
RodolfoMatteo Falcier
MarcelloSergio Vitale
MusettaFrancesca Sassu
CollineFabrizio Beggi
SchaunardPaolo Ingrasciotta
Benoit/AlcindoroPaolo Maria Orecchia

DirettoreCarlo Goldstein
RegiaLeo Muscato
SceneFederica Parolini
CostumiSilvia Aymonino
Maestro del CoroAntonio Greco
Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri di OperaLombardia
Allestimento del Macerata Opera Festival


Tutti abbiamo avuto vent'anni e a quell'età quasi tutti eravamo innamorati e in molti squattrinati. Credo sia per questo che per un regista è una tentazione troppo forte cercare di attualizzare la Bohème, nonostante la trama preveda ogni 5 minuti un particolare che diventa tremendamente anacronistico se si spostano gli avvenimenti anche di poco. Però alcune regie riescono bene e bisogna ammettere che questa di Leo Muscato, che trasferisce la vicenda durante il '68 parigino, se la cava piuttosto bene.

Dirò che all'inizio era proprio soddisfatta e avevo un sorrisetto ebete stampato in faccia, grazie soprattutto agli interpreti dei nostri quattro bohémiens, che rispetto ai maggiori interpreti di quest'opera hanno un vantaggio piccolo ma apprezzabile: sono giovani. Non è che essere giovani sia preferibile ad avere la voce di Armiliato, però devo ammettere che è stato divertente veder fare goliardate a chi ha qualche anno meno di me e da quel punto di vista è più credibile di chi ne ha qualcuno in più.

Un Momus discotecaro. Immagine rubata dal sito ufficiale del Teatro.


Per dovere di cronaca devo riportare che sia Rodolfo-Matteo Falcier che Mimì-Maria Teresa Leva hanno preso delle stecchuccette, che però ho perdonato perchè nel complesso sono stati bravi e appassionati. Ottime interpretazioni per Marcello-Sergio Vitale, Musetta-Francesca Sassu e Colline-Fabrizio Beggi che se l'è cavata egregiamente con la Vecchia zimarra.

Unica vera pecca della regia è stata la morte di Mimì. In ospedale. Mimì muore in ospedale, in sottoveste. In sottoveste e manicotto. Ho perdonato anche questo. 

venerdì 22 gennaio 2016

Lo scultore ritrovato

Non una grande mostra, ma comunque imperdibile quella dedicata ad Adolfo Wildt alla GAM di Milano. Imperdibile perchè Wildt è un grande della scultura italiana, condannato alla damnatio memoriae a causa della sua entusiastica adesione al fascismo. E imperdibile perché in poche sale riesce a ripercorrere le fasi salienti della sua carriera, dagli esordi alle opere dei suoi allievi, fra cui Lucio Fontana

Immagine rubata da reggiani.it


Si viene sedotti dalla forza del chiaroscuro nella sala dominata dal Vir Temporis Acti , dalla grazia estatica delle sculture raffiguranti S. Lucia e S. Francesco, dai meravigliosi (e per me sconosciuti) disegni, dalla dolcezza delle sculture dedicate alla maternità. 
Alla fine la sala meno interessante è proprio quella dei ritratti, quelli per cui Wildt è più conosciuto, ma che convincono meno. 

Volendo, si può continuare ad ammirare le opere dell'artista milanese in giro per la città, con un percorso segnato nel catalogo della mostra e che inizia proprio nei giardini della GAM. Peccato che quando sono uscita dalla mostra, intorno alle 16.30, i giardini chiudevano e addio. 

Compreso nel biglietto (solo 5 euro, da leccarsi i baffi!) anche la visita alla collezione permanente del museo, che comprende il meglio dell'arte italiana dell'Ottocento e inizio Novecento: Medardo Rosso, Tranquillo Cremona e Giovanni Segantini, fra cui Le due madri, che mi commuove sempre. 

Consiglio a tutti di farsi un giro su ArtsLife per alcune belle immagini della mostra e un'intervista alla curatrice.

mercoledì 20 gennaio 2016

Ti chiedo il bis e tu lo sai di che

Rigoletto, Teatro alla Scala, 17 gennaio 2016

RigolettoLeo Nucci
Il Duca di MantovaVittorio Grigolo
GildaNadine Sierra
SparafucileCarlo Colombara
MaddalenaAnnalisa Stroppa
MonteroneGiovanni Furlanetto

DirettoreNicola Luisotti
RegiaGilbert Deflo
SceneEzio Frigerio
CostumiFranca Scarciapino
Coro del Teatro alla Scala
Orchestra del Teatro alla Scala


Non c'è persona oggi alla Scala che non parli del miracolo: alla prima del Rigoletto Leo Nucci ha concesso il bis. Che Nucci senza il bis di Si, vendetta non ci possa stare è risaputo, ma nel tempio della lirica i bis sono proibiti dai tempi di Toscanini, almeno ufficialmente. A parole tutti concordi: figurati se succede anche oggi. Ma perché non sperarlo?
Ok, in realtà nel foyer ho sentito parlare anche di ciccioli e di come si debba usare la carne del pover purscel (nel senso del maiale), ma è la mia prima volta alla Scala, mi sono concessa un incipit più glorioso.

Uno spettacolo degno delle mie migliori aspettative: quasi tutto perfetto e del quasi che perfetto non era non dirò nulla, perché sono ancora in stato di grazia.
Rigoletto non solo è storpio e gobbo, ma ha pure un ingombrante gemello siamese di nome Leo Nucci. Dopo più di 500 volte che interpreta il ruolo, l'ha assimilato, inglobato e fagocitato. Il Rigoletto di Nucci è IL Rigoletto e l'unico difetto che si può imputare al baritono bolognese è quello di esserne ben conscio.

Immagine rubata da milano.repubblica.it


Vittorio Grigolo sembra nato per fare il Duca di Mantova, così a suo agio per vocalità e interpretazione che a vederlo su quel comodo tavolone, mentre cantava birichino Bella figlia dell'amore, pure a me sono venuti pensierini birichinissimi. Applausone dopo La donna è mobile; solitamente mi infastidisce, oggi mi sono sperticata anch'io.

Menzione d'onore alla bravissima Nadine Sierra, al suo debutto scaligero. Non solo vocalmente perfetta, ma, per niente intimidita, ha saputo tenere a bada due mattatori schiacciasassi come Nucci e Grigolo.
Finisco ricordando che Carlo Colombara era al suo debutto come Sparafucile; ovviamente all'altezza, anche se non ha l'esatta voce che il ruolo comanda. Ma mica ci lamentiamo, ha una delle voci più belle dell'universo!

E poi com'è andata con la storia del bis? L'ha fatto! Col consenso di Pereira, miracolosamente apparso in barcaccia giusto per il secondo atto, che allarga le braccia e dà la sua approvazione.