sabato 31 ottobre 2015

Dintorni della Baviera: le mete più scenografiche

Dopo il podio bavarese, ecco altre interessanti mete "da cartolina", questa volta nel Baden-Württemberg.

Schwabisch Hall si trova, come il nome orgogliosamente ricorda, nella regione storica della Svevia (Schwaben). Il pezzo forte della città è la maestosa piazza del mercato, così scenografica da servire spesso come sfondo per opere teatrali. La piazza si sviluppa in salita, circondata da case a graticcio e edifici barocchi, convergendo prospetticamente verso la lunghissima scalinata della chiesa di Sankt Michael.

Il teatro all'aperto di Schwabish Hall, dal sito www.stuttgart-tourist.de

D'altronde la vocazione teatrale della città, oltre che da una fedele copia del Globe londinese, è testimoniata dal teatro dei burattini e perfino da degli spettacolini di automi, posti qua e là nelle edicole della città; ce n'è anche uno nella casa del boia, a metà del Henkersbrücke.
Noi siamo capitati di domenica, quando tutti i negozi erano chiusi, ma la città era comunque molto viva, con orde di persone riversati nelle gelaterie e lungo la passeggiata dai ponti di legno sul fiume Kacher , da cui si gode una bella vista sul centro storico.

Rovine del castello di Staufen

Piccola e graziosa è Staufen, al confine con la Francia, dove la birra non è amata quanto il buon vino locale. La passeggiata in città è piacevole, anche perchè, come Friburgo, gli antichi canali di scolo all'aperto rinfrescano l'ambiente. Scenografico il castello diroccato in mezzo alle vigne, che domina la cittadina. Va bene, non varrà una deviazione, ma se si è nei dintorni è molto consigliata. 

Castello di Heidelberg, cortile interno

La splendida Heidelberg è la regina degli scorci da cartolina: il castello domina la città, adagiata lungo il fiume Neckar. Il castello non a caso mandava in brodo di giuggiole gli artisti romantici, primo fra tutti Goethe: imponenti bastioni distrutti da bombardamenti, raffinate facciate tardo-rinascimentali in arenaria rosa che si stagliano contro il cielo azzurro, armoniosi giardini terrazzati.
La funicolare, compresa nel prezzo del biglietto del castello, in pochi minuti porta in città, che gode di quella vivacità tipica delle città univesitarie di tutto il mondo (è sede della più antica università della Germania). Ma la funicolare porta anche più in alto del castello, lungo il Königstuhl, da cui si può ammirare il castello dall'alto.

Il castello di Heidelberg visto dalla città

giovedì 29 ottobre 2015

É nostra patria Genova

Simon Boccanegra, Carlo Felice, 25 ottobre 2015

Simon BoccanegraFranco Vassallo
AmeliaBenedetta Torre
Gabriele AdornoGianluca Terranova
FiescoMarco Spotti
Paolo AlbianiGianfranco Montresor
PietroJohn Paul Huckle

DirettoreStefano Ranzani
Regia e sceneAndrea De Rosa
AllestimentoFondazione Teatro La Fenice - Fondazione Teatro Carlo Felice
Maestro del coroPablo Assante
Coro Teatro Carlo Felice
Orchestra Teatro Carlo Felice

L'opera ambientata a Genova, allestita a Genova. Ovvio che il mio spirito corsaro mi riporti a Genova.

Regia che sceglie di mettere in scena i due elementi essenziali ma eterei dell'opera: Maria e il mare. Maria è un angelo bianco che appare in scena per vegliare su Amelia e Simone; il mare è un video proiettato sull'intera quinta, incombente su tutte le scene. Bello assai, ma non dà la sensazione di essere a Genova, non fra quei quartieri dove l'opera per buona parte è ambientata. Verdi lì abitava e ha fatto in modo che il mare sia così come lo si vive nei caruggi: presenza costante ma semi-invisibile. Suprema poesia per il mio cuoricino genovese, il mare, dentro le mura, si intravede solo nei piani alti del Palazzo Ducale, destinatario dell'estremo, solitario sfogo di Simone. So che invece avere il mare sempre davanti al naso è una scelta condivisa da molte produzioni differenti, ma è lontana dal mio modo di sentire. 
Per il resto il palcoscenico era dominato da un rettangolone kubrickiano, nero e imponente, che di atto in atto, con poche modifiche minimaliste, si trasformava nei vari palazzi. Gusto minimalista anche per i costumi. Tutti vestiti di nero, con i capelli lunghi e bianchi e dalla voce di baritono o basso... fortuna che conoscevo l'opera, perchè se mi fossi dovuto fidare dei miei sensi, dalla mia postazione in piccionaia, avrei fatto molta fatica a distinguere chi stava cantando. E forse non sono scampata a questo tranello, temo di aver applaudito più Paolo che Fiesco, quando avrei voluto fare il contrario.

Immagine rubata dal sito dell'Ansa

Temo che il cast artistico sia cambiato tre o quattro volte nel giro di un mese. Poco male per me, che ho scoperto in Franco Vassallo un Boccanegra da leccarsi i baffi. Alla fine gli ho urlato un sonoro e sentito braaavooo, ma se sapevo che era al suo repentino debutto nel ruolo gliene urlavo anche cinque o sei. Anche Marco Spotti, splendida voce, è stato un Fiesco di tutto rispetto; forse all'inizio uno spirito non troppo lacerato, ma poi altero e vendicativo così come dev'essere. Spicca su tutti però Gianluca Terranova, eroico Adorno, dalla voce squillante e dal temperamento... come dire... novecentesco, ecco! E comunque più gente c'era sul palco più le cose funzionavano, non a caso il concertato della scena del senato è stato applauditissimo per diversi minuti. 
Qualche scivolone nella direzione di Stefano Ranzani sembra abbia infastidito solo me.

Anatema finale sulla signora fra il pubblico che, dopo un lungo cambio scena, decide di scartare una caramella all'inizio dell'aria di Amelia. Io dico scartare una caramella perchè voglio essere razionale, in realtà il rumore che faceva è stato registrato dal mio cervello come l'inconfondibile struscio sulla confezione dei biscotti lagaccio quando fai colazione la mattina. 


domenica 25 ottobre 2015

Baviera: le mete più scenografiche

Per chi è alla ricerca dello perfetta immagine da cartolina (che saranno banali, ma funzionano sempre) queste sono le mete imperdibili in Baviera.

Bamberga è stata la città che forse mi è piaciuta di più. Bellissima la cattedrale, nella scenografica piazza davanti alla Residenz. Dentro alla Residenz stessa invece si trova il bel Giardino delle Rose con vista panoramica sulla città e sulla gotica Abbazia del Monte S. Michele.
Bamberga: Vecchio Municipio e Piccola Venezia
In giro per la Germania è facile imbattersi in varie "piccole Venezie", ovvero vecchi quartieri dei pescatori, dove le case sono costruite direttamente sul fiume. Per la Kleine Venedig di Bamberga il paragone è pur sempre un po' sprecato, ma forse è la più graziosa di tutte, sicuramente quella che ci è piaciuta di più, anche perché abbiamo sbagliato strada e invece della solita vista dal ponte del Vecchio Municipio ci siamo goduti quella frontale direttamente dall'altra sponda, ma anche perché è l'unica dove abbiamo visto veri lavoratori che usano vere imbarcazioni per muoversi. Il Vecchio Municipio, isolotto a cui si accede da due ponti, con una sontuosa facciata in barocchissimo trompe d'oeil e balcone a graticcio è l'immagine da cartolina che rappresenta perfettamente le città della Germania meridionale (e non a caso l'ho usata per aprire i post dedicati a questo viaggio). 
Altre mete cittadine consigliate: la Obere Pfarrkirche, la Parrocchia Superiore, che custodisce una bellissima Assunzione di Maria di Tintoretto e la birreria Schlenkerla, la cui specialità è la birra affumicata, da gustare nel dehor (che passeggini e sedie a rotelle farebbero meglio a raggiungere da dietro, alle spalle della chiesetta adiacente al locale), ma se volete comprare delle bottiglie fatelo al supermercato, il prezzo è la metà di quello proposto in birreria.  


La Residenz di Würzburg
Immagine tratta dal sito ufficiale
Se vi piace l'arte veneziana poi non dovreste perdervi Würzburg. La sua Residenz, una simil-Versailles patrimonio dell'UNESCO, vanta maestosi saloni affrescati da Giovanni Battista e Giandomenico Tiepolo in un tripudio di nuvole, trompe d'oeil e schiere di personaggi fra i più variopinti fra quelli dipinti dai due artisti (che di schiere variopinte si intendevano).
La bella Fortezza di Marienberg domina la città da una collina sull'altra sponda del fiume, da qui si gode di una bella vista su Würzburg e sui colli ricoperti da vigneti. Si perché qui dovete scordarvi la birra bavarese e gustarvi il vino della zona. Consiglio la Weinstube Burgerspital, in centro città; la signora che ci ha servito parlava un buon italiano e ci ha guidato nella scelta dei vini per accompagnare i buoni piatti locali.

Giardini di Linderhof
La regina di tutte le vedute scenografiche è Neuschwainstein, appollaiato sul suo sperone di roccia e dalle svettanti torri disneyane. E anche le vedute DAL castello e i suoi dintorni non scherzano, col castello di Hohenschwangau, i laghi e le montagne, magari incorniciate da qualche goticheggiante trifora. Se questo è la più scenografica delle follie volute da Ludwig II non bisogna dimenticare le altre sue residenze in giro per la Baviera, che l'eccentrico re andava in brodo di giuggiole per le vedute romantiche, meglio se accompagnate da sfarzo barocco. Io ho visitato Linderhof, il cui "castello" è un piccolo scrigno dalle poche, pompose stanze, incorniciato da giardini compulsivamente geometrici, a loro volta circondati da un grande parco che nasconde otto padiglioni, dal gusto vagamente pacchiano, che spaziano dallo stile moresco alla capanna di Hunding, quella dove si svolge il primo atto della Valchiria di Wagner. Il più famoso dei padiglioni è però la wagneriana Grotta di Venere, ispirata al Tannhäuser: è forse la cosa più kitsch al mondo dopo Las Vegas, ma piace un sacco. 

mercoledì 7 ottobre 2015

Ora si che io son contenta

Le nozze di Figaro, Teatro Sociale di Como, 26 settembre 2015

FigaroAndrea Porta
SusannaLucrezia Drei
ContessaFederica Lombardi
ConteVincenzo Nizzardo
CherubinoCecilia Bernini
BartoloFrancesco Milanese
MarcellinaMarigona Qerkezi
BasilioMatteo Macchioni
BarbarinaGiulia Bolcato
AntonioCarlo Checchi

DirettoreStefano Montanari
RegiaMario Martone ripresa da Raffaele Di Florio
AllestimentoTeatro San Carlo di Napoli
Maestro del coroDario Grandini
Coro OperaLombardia
Orchestra de I Pomeriggi Musicali di Milano

Allestimento tradizionale per l'apertura della stagione operistica del Sociale a Como, dopo il Don Giovanni SUV munito dell'anno scorso ci voleva una purificazione mozartiana a base di cuffiette per la notte e jabot.
Palcoscenico che prosegue anche ai lati della buca dell'orchestra e che porta gli interpreti spesso in platea. Pubblico divertito e coinvolto, impossibile però non notare in barcaccia un bambino sull'orlo della catalessi e della crisi d'astinenza da Gormiti; bravo Andrea Porta-Figaro a coinvolgerlo in vari modi, quando si è fatto dare un bacino dopo uno dei tanti schiaffi che il povero Figaro si piglia durante la "folle giornata" ha sparso tenerezza per l'intero teatro.

Ouverture un po' troppo heavy metal, ma d'altronde il direttore è vestito per andare ad un concerto degli Iron Maiden, quindi ci sta. D'altronde avevo letto che Montanari fosse eclettico e direi che è pure un eufemismo, visto che oltre a dirigere suona il clavicembalo per accompagnare i recitativi (mettendosi la bacchetta infilata fra la schiena e la maglietta).
Tutti bravi gli interpreti, performance canore e attoriali senza sbavature. Menzioni d'onore per la verve di Andrea Porta, per la toccante Federica Lombardi-Contessa, e l'azzeccatissima interpretazione di Cecilia Bernini-Cherubino, che si becca i primi applausi a scena aperta della serata. 

Applausi lunghi e meritati alla fine, con Montanari che entra in scena senza aspettare che Susanna lo andasse a prendere. D'altronde, se non si fosse capito, la primadonna era sicuramente lui.